CAUSE DELLA RESISTENZA ALLA VARROA
Avendo dedicato una corposa porzione del mio tempo in apiario come ricercatore, ho avuto l’occasione di osservare una serie di comportamenti che mi hanno fatto capire che la resistenza alla varroa può essere determinata da vari aspetti e quindi da vari comportamenti.
Questa diversificazione nelle strategie di attacco al parassita è secondo me la causa principale di difficoltà per la selezione di una reale resistenza.
Vari comportamenti determinano il contenimento del parassita ed ognuno di questi può essere determinato da più di un gene, ognuno dei quale, se fosse recessivo, per manifestare i suoi effetti dovrebbe essere presente su tutti e due i cromosomi, risultato che si ottiene dopo qualche generazione di accoppiamenti avvenuti fra individui che manifestano gli stessi comportamenti utili a determinare la resistenza. Detto questo potete capire quanto sia difficile ottenere un risultato accettabile e reale, ma non per questo ci dobbiamo scoraggiare.
La cosa essenziale da comprendere è che la produzione di fattrici destinate alla riproduzione dovrebbe essere relegata solo a chi è in grado di compiere questo mestiere con la stessa cura di quello che avverrebbe in una condizione di selezione naturale. La produzione di regine non è soltanto un’attività a scopo di lucro, ma ha delle ripercussioni a livello ecologico su portata planetaria e per questo non può essere affidata a chi pensa soltanto in termini di gestione di numero di traslarvi, nuclei di fecondazione e numero di melari prodotti, questi sono elementi di grande valore per la conduzione di un’azienda apistica, ma da soli non sono sufficienti a determinare la sopravvivenza della specie.
Detto questo passiamo a quelli che sono i comportamenti principali che ho osservato riguardanti le strategie di attacco al parassita.
Le principali sono due e cioè l’istinto di afferrare le varroe e morderle con le mandibole, comportamento che è stato evidenziato con l’osservazione al binoculare delle varroe lesionate cadute sul fondo dell’alveare. L’altro comportamento, che potrete vedere come filmato allegato al sito, evidenzia l’istinto di eliminare le api nascenti e quindi anche le ninfe, colpite da virosi, patologia trasmessa dalla stessa varroa.
Nel primo comportamento si ha un attacco diretto al parassita, nell’altro un attacco indiretto perché eliminando la covata colpita da virosi, in particolare quella delle ali malformate, la famiglia elimina anche il parassita prima del completamento del ciclo larvale, infatti sulla covata vedremo di tanto in tanto delle ninfe bianche riaperte ed in fase di eliminazione prima che il ciclo larvale sia compiuto, questo fenomeno se non è visibilmente eccessivo in termini di numero ci indica che il parassita è presente, ma viene anche eliminato prima del completamento del ciclo larvale della ninfa.
Tenete presente che noi non avremo mai più delle api esenti da varroa ed è bene che sia così, perché una contenuta presenza del parassita garantirà una futura selezione di api resistenti anche quando tutte le api saranno resistenti, l’importante è raggiungere il giusto equilibrio fra parassita ed ospite, del resto la varroa è arrivata all’ape mellifica tramite l’ape cerana, la quale se la porta addosso da migliaia o forse milioni di anni senza per questo risentirne.
Ritornando alle virosi trasmesse dalla varroa, a me è capitato di osservare api sane che gettavano fuori dell’alveare api vive con virosi delle ali deformate. Osservai questo comportamento su famiglie resistenti in cui avevo inserito covata nascente infestata dal parassita.
Pertanto le caratteristiche da osservare per la valutazione della resistenza alla varroa sono:
1) un contenuto numero di ninfe e larvoni riaperti prima del completamento della loro metamorfosi. Il numero deve essere contenuto perché ci indica che tali problemi vengono avvertiti nella cella opercolata e rimossi velocemente;
2) un ridotto numero di api già formate morte in cella prima di nascere. Quando la mancata eliminazione del parassita arriva a far morire l’ape in cella vuol dire che c’è stata una risposta tardiva alla virosi ed alla varroa in cella;
3) un numero di varroe visibili molto basso. Se una varroa può permettersi di circolare indisturbata, ben visibile sul dorso di un’ape, vuol dire che non deve temere molto da quelle api sulle quali si riproduce; semplicemente si mostra a loro perché quelle non l’attaccano;
4) un numero molto ridotto di api con virosi delle ali malformate.
Questi sono i sintomi da osservare per selezionare la resistenza alla varroa ed il monitoraggio deve essere costante e ripetuto ogni 15 giorni.
Generazione dopo generazione seguendo questo metodo di osservazione potremo individuare le famiglie più forti e con meno problemi, ricordatevi così del principio di gradualità nel raggiungimento di questi risultati e tenete presente che secondo questo principio da un ceppo non resistente si può arrivare nel tempo ad ottenere api resistenti.
Per tale ragione non è indispensabile lavorare con grandi numeri per selezionare queste caratteristiche, io partii con una trentina di regine ed i risultati sono arrivati ugualmente, certamente su grandi numeri le probabilità aumenteranno ed i tempi si accorceranno, ma con le informazioni che vi ho dato si possono accorciare di molto i tempi necessari al raggiungimento degli obiettivi, rispetto al tempo che ho impiegato io, del resto tutte queste scoperte me le sono dovute sudare, mentre voi potreste partire con un bel vantaggio grazie a questa “pappa scodellata" che vi ho regalato.
La valutazione delle famiglie rimane comunque un’attività difficile e spesso alcune colonie che inizialmente sembravano dei fenomeni, sul lungo periodo senza trattamenti si rivelano dei veri fallimenti. L’autunno e la fine dell’estate, di solito rappresentano la resa dei conti, ed il tracollo della maggior parte delle famiglie non trattate avverrà in tale periodo.
Un altro periodo dell’anno da tenere in considerazione sarà l’inizio della primavera successiva a quella di formazione del nucleo non trattato; in tale periodo le famiglie più forti e sane avranno una ripresa rapida come covata e numero di individui adulti, qualità che evidenzierà una ridotta percentuale di parassiti presenti.
Avendo dedicato una corposa porzione del mio tempo in apiario come ricercatore, ho avuto l’occasione di osservare una serie di comportamenti che mi hanno fatto capire che la resistenza alla varroa può essere determinata da vari aspetti e quindi da vari comportamenti.
Questa diversificazione nelle strategie di attacco al parassita è secondo me la causa principale di difficoltà per la selezione di una reale resistenza.
Vari comportamenti determinano il contenimento del parassita ed ognuno di questi può essere determinato da più di un gene, ognuno dei quale, se fosse recessivo, per manifestare i suoi effetti dovrebbe essere presente su tutti e due i cromosomi, risultato che si ottiene dopo qualche generazione di accoppiamenti avvenuti fra individui che manifestano gli stessi comportamenti utili a determinare la resistenza. Detto questo potete capire quanto sia difficile ottenere un risultato accettabile e reale, ma non per questo ci dobbiamo scoraggiare.
La cosa essenziale da comprendere è che la produzione di fattrici destinate alla riproduzione dovrebbe essere relegata solo a chi è in grado di compiere questo mestiere con la stessa cura di quello che avverrebbe in una condizione di selezione naturale. La produzione di regine non è soltanto un’attività a scopo di lucro, ma ha delle ripercussioni a livello ecologico su portata planetaria e per questo non può essere affidata a chi pensa soltanto in termini di gestione di numero di traslarvi, nuclei di fecondazione e numero di melari prodotti, questi sono elementi di grande valore per la conduzione di un’azienda apistica, ma da soli non sono sufficienti a determinare la sopravvivenza della specie.
Detto questo passiamo a quelli che sono i comportamenti principali che ho osservato riguardanti le strategie di attacco al parassita.
Le principali sono due e cioè l’istinto di afferrare le varroe e morderle con le mandibole, comportamento che è stato evidenziato con l’osservazione al binoculare delle varroe lesionate cadute sul fondo dell’alveare. L’altro comportamento, che potrete vedere come filmato allegato al sito, evidenzia l’istinto di eliminare le api nascenti e quindi anche le ninfe, colpite da virosi, patologia trasmessa dalla stessa varroa.
Nel primo comportamento si ha un attacco diretto al parassita, nell’altro un attacco indiretto perché eliminando la covata colpita da virosi, in particolare quella delle ali malformate, la famiglia elimina anche il parassita prima del completamento del ciclo larvale, infatti sulla covata vedremo di tanto in tanto delle ninfe bianche riaperte ed in fase di eliminazione prima che il ciclo larvale sia compiuto, questo fenomeno se non è visibilmente eccessivo in termini di numero ci indica che il parassita è presente, ma viene anche eliminato prima del completamento del ciclo larvale della ninfa.
Tenete presente che noi non avremo mai più delle api esenti da varroa ed è bene che sia così, perché una contenuta presenza del parassita garantirà una futura selezione di api resistenti anche quando tutte le api saranno resistenti, l’importante è raggiungere il giusto equilibrio fra parassita ed ospite, del resto la varroa è arrivata all’ape mellifica tramite l’ape cerana, la quale se la porta addosso da migliaia o forse milioni di anni senza per questo risentirne.
Ritornando alle virosi trasmesse dalla varroa, a me è capitato di osservare api sane che gettavano fuori dell’alveare api vive con virosi delle ali deformate. Osservai questo comportamento su famiglie resistenti in cui avevo inserito covata nascente infestata dal parassita.
Pertanto le caratteristiche da osservare per la valutazione della resistenza alla varroa sono:
1) un contenuto numero di ninfe e larvoni riaperti prima del completamento della loro metamorfosi. Il numero deve essere contenuto perché ci indica che tali problemi vengono avvertiti nella cella opercolata e rimossi velocemente;
2) un ridotto numero di api già formate morte in cella prima di nascere. Quando la mancata eliminazione del parassita arriva a far morire l’ape in cella vuol dire che c’è stata una risposta tardiva alla virosi ed alla varroa in cella;
3) un numero di varroe visibili molto basso. Se una varroa può permettersi di circolare indisturbata, ben visibile sul dorso di un’ape, vuol dire che non deve temere molto da quelle api sulle quali si riproduce; semplicemente si mostra a loro perché quelle non l’attaccano;
4) un numero molto ridotto di api con virosi delle ali malformate.
Questi sono i sintomi da osservare per selezionare la resistenza alla varroa ed il monitoraggio deve essere costante e ripetuto ogni 15 giorni.
Generazione dopo generazione seguendo questo metodo di osservazione potremo individuare le famiglie più forti e con meno problemi, ricordatevi così del principio di gradualità nel raggiungimento di questi risultati e tenete presente che secondo questo principio da un ceppo non resistente si può arrivare nel tempo ad ottenere api resistenti.
Per tale ragione non è indispensabile lavorare con grandi numeri per selezionare queste caratteristiche, io partii con una trentina di regine ed i risultati sono arrivati ugualmente, certamente su grandi numeri le probabilità aumenteranno ed i tempi si accorceranno, ma con le informazioni che vi ho dato si possono accorciare di molto i tempi necessari al raggiungimento degli obiettivi, rispetto al tempo che ho impiegato io, del resto tutte queste scoperte me le sono dovute sudare, mentre voi potreste partire con un bel vantaggio grazie a questa “pappa scodellata" che vi ho regalato.
La valutazione delle famiglie rimane comunque un’attività difficile e spesso alcune colonie che inizialmente sembravano dei fenomeni, sul lungo periodo senza trattamenti si rivelano dei veri fallimenti. L’autunno e la fine dell’estate, di solito rappresentano la resa dei conti, ed il tracollo della maggior parte delle famiglie non trattate avverrà in tale periodo.
Un altro periodo dell’anno da tenere in considerazione sarà l’inizio della primavera successiva a quella di formazione del nucleo non trattato; in tale periodo le famiglie più forti e sane avranno una ripresa rapida come covata e numero di individui adulti, qualità che evidenzierà una ridotta percentuale di parassiti presenti.