SISTEMI DI PRODUZIONE A CONFRONTO
Aver avuto una lunga esperienza con l’alveare Dadant-Blatt mi ha permesso di comprenderne i pregi, ma anche i grandi limiti dovuti all’altezza dei telaini del nido, misura differente da quella dei telaini del melario, che non permette il cambiamento di posizione dei telai dal nido al melario e viceversa.
Aver avuto una lunga esperienza con l’alveare Dadant-Blatt mi ha permesso di comprenderne i pregi, ma anche i grandi limiti dovuti all’altezza dei telaini del nido, misura differente da quella dei telaini del melario, che non permette il cambiamento di posizione dei telai dal nido al melario e viceversa.
Non è un caso che la maggior parte dei paesi grandi produttori di miele, tra i quali c’è l’Argentina, usano l’alveare Langstroth al posto del Dadant-Blatt. La motivazione di questa scelta di massa è dettata dal fatto che non tutte le famiglie di api hanno uno sviluppo dell’altezza di covata identico fra loro, perché nei cromosomi dell’ape mellifica sono contenute le forme di adattamento genetico a tutte le tipologie di cavità naturali che hanno fatto la vera storia dell’ape, e quindi una famiglia pur risultando produttiva può non sviluppare la covata in altezza, come richiederebbe il nido Dadant-Blatt, oppure al contrario si possono manifestare comportamenti biologici in cui il nido Dadant-Blatt è insufficiente a dare libero sfogo alla capacità di cova della regina.
Nel primo caso descritto sarà difficile raccogliere nel melario tutte le potenzialità produttive della famiglia, perché la stessa avrà la tendenza a stivare molte scorte nel nido, togliendo spazio di cova alla regina, mentre nel secondo caso il nido potrebbe essere insufficiente per l’attività di cova, e pertanto indurrà la famiglia a sciamare, e la stimolerà inoltre a non trasferire scorte nel nido.
A seguito di queste considerazioni, viene valutata la possibilità di utilizzare un alveare composto di moduli equivalenti, che possano contenere la sciamatura e sfruttare al meglio la produttività della stessa.
Nell’alveare Langstroth, come nell’arnia da produzione rapida, i telaini del nido sono identici a quelli del melario. L’arnia Langstroth ha un’altezza del telaino pari a 2/3 del telaino da nido Dadant-Blatt, mentre l’ arnia da produzione rapida utilizza il telaino da melario Dadant-Blatt (h.16 cm.) sia nel nido (h 18,5 cm), che nel melario (h 17 cm).
Nel primo caso descritto sarà difficile raccogliere nel melario tutte le potenzialità produttive della famiglia, perché la stessa avrà la tendenza a stivare molte scorte nel nido, togliendo spazio di cova alla regina, mentre nel secondo caso il nido potrebbe essere insufficiente per l’attività di cova, e pertanto indurrà la famiglia a sciamare, e la stimolerà inoltre a non trasferire scorte nel nido.
A seguito di queste considerazioni, viene valutata la possibilità di utilizzare un alveare composto di moduli equivalenti, che possano contenere la sciamatura e sfruttare al meglio la produttività della stessa.
Nell’alveare Langstroth, come nell’arnia da produzione rapida, i telaini del nido sono identici a quelli del melario. L’arnia Langstroth ha un’altezza del telaino pari a 2/3 del telaino da nido Dadant-Blatt, mentre l’ arnia da produzione rapida utilizza il telaino da melario Dadant-Blatt (h.16 cm.) sia nel nido (h 18,5 cm), che nel melario (h 17 cm).
Chi ha usato da sempre l’alveare Dadant-Blatt dirà subito che lo spazio/nido dell’arnia Langstroth, o peggio ancora nell'arnia a produzione rapida, sarà troppo limitato, ma se avrete voglia e pazienza di studiare il metodo di lavoro descritto in questo capitolo, vedrete che lo spazio disponibile per la colonia sarà illimitato ed ampliabile a seconda della necessità della famiglia. Tutto questo si rifletterà sulla produttività della colonia migliorandola e sul contenimento della sciamatura.
La differenza tra il nido Langstroth e quello dell’arnia rapida, visto che ambedue hanno telaino intercambiabile con quello nel melario, sta nel fatto che, utilizzando il metodo descritto, con l’arnia rapida avrete nel nido una maggiore percentuale di covata a scapito della corona di miele sulla testa del telaino (quando le fioriture saranno abbondanti e si utilizzerà l’escludi-regina). Questo incrementa la percentuale del numero di individui nella colonia, percentuale che può essere sfruttata in favore di maggiori produzioni di miele, polline, gelatina reale, ed eventuali pacchi d’api.
L’arnia rapida, rispetto alla Langstroth ed alla Dadant-Blatt, permette inoltre di invernare meglio la famiglia seguendo il principio che la casa piccola richiede un minimo di spese di riscaldamento, mentre la casa grande ne richiede molte, così l’arnia rapida riscalda meglio la colonia e permetterà di riprendere l’attività produttiva con maggiore precocità rispetto agli altri modelli di alveare
ARNIA DA PRODUZIONE RAPIDA
Questo nuovo modello di alveare è stato concepito come uno strumento di lavoro che si adatta alle esigenze della colonia e dell’apicoltore, permettendo di migliorare ed aumentare le produzioni mentre contiene la sciamatura.
Lo strumento è semplice, ma se correttamente usato è assai efficace per il raggiungimento degli obiettivi che ci saremo prefissati di ottenere, in quanto è adattabile alle esigenze che variano da colonia a colonia, perché le api non si sono evolute per milioni di anni in arnie razionali, ma in una quantità infinita di cavità naturali dalle svariate forme e proporzioni. La capacità di adattamento a tale varietà di vani naturali si riflette nel comportamento delle varie colonie, che su nidi standard generalmente manifestano due comportamenti opposti con infinite varianti intermedie fra i due casi limite di comportamento. Il primo è quello manifestato dalla famiglia che staziona eccessivamente nel nido e quindi ha difficoltà a salire nel melario per lasciarvi il suo prodotto; questo è il comportamento tipico della famiglia che manifesta la capacità di adattamento a cavità basse e pertanto si rifiuta di lavorare in verticale o comunque rallenta la sua ascesa ad altezze superiori ai 30 – 40 cm, impedendo il riempimento del melario. L’altro comportamento estremo è quello della famiglia e della regina che ha la tendenza a covare a tutto campo fino ad altezze di 50 – 60 cm, manifestando così l’antico adattamento genetico a cavità naturali ampie ed alte.
Ambedue questi estremi comportamentali, ed anche quelli intermedi, possono essere sfruttati al meglio per migliorare la produzione e contenere la sciamatura utilizzando un alveare suddiviso in piccoli moduli come è l'arnia da produzione rapida; infatti questo nido è realizzato per contenere i telaini da melario Dadant-Blatt (profondità del nido 18,5 – 19 cm), al di sopra dei quali possono essere aggiunti altri melari (h. 17 cm.) in funzione della forza e delle esigenze della colonia.
L’arnia può essere dotata di un fondo anti-varroa ed in aggiunta un diaframma da mettere sul fondo del nido per invernare le famiglie. Questo accessorio serve per conservare la temperatura durante il periodo invernale ed anticipare la deposizione a fine inverno.
COME UTILIZZARE L’ARNIA DA PRODUZIONE RAPIDA
All’inizio della primavera mettete la famiglia nel nido ed inserite l’escludi-regina sopra al quale posizionerete il melario, dopodiché rivisitate la famiglia dopo 10 giorni, osservate se ha ancora spazio su cui lavorare, magari rivedendo la disposizione dei telaini nel nido, cioè alternando quelli già lavorati a quelli che devono essere riempiti in base anche alla forza della famiglia. Nella stessa visita, o in una successiva (che avverrà mediamente dopo altri 10 giorni), osserverete che la famiglia grazie all’escludi-regina, avrà riempito il nido rapido di covata, trasportando quasi tutto il miele nel melario per lasciare spazio di cova alla regina (questo ovviamente avviene non appena le temperature esterne e le fioriture spingono la famiglia ad allargarsi e crescere). A questo punto avrete due possibilità di lavoro, che adotterete in funzione del carattere della famiglia e del tipo di fioritura sulla quale starete lavorando. Con il solo nido ed il melario, che grazie alla loro altezza ridotta saranno pieni in tempi brevi, sarete sempre pronti per raccogliere la prima fioritura disponibile, o comunque quelle che hanno un ciclo breve (es. robinia), che sfuggono spesso al raccolto. Così avrete sfruttato anche le potenzialità produttive delle famiglie che si rifiutano di lavorare in verticale, perché grazie a questo nido ed all’escludi-regina le api avranno riempito il melario per liberare il nido in modo da favorire il lavoro della regina.
Se in alternativa avrete famiglie che tendono a sciamare, o famiglie che produrrebbero una quantità di covata enorme, potrete in funzione della fioritura che avete a disposizione, contenere la sciamatura levando le celle reali ad ogni visita ogni 10 giorni e lasciandole sul nido rapido per raccogliere in velocità la fioritura in corso, oppure se avrete a disposizione ancora un po’ di giorni per preparare la famiglia ad una successiva fioritura importante, potrete trasferire i favi di covata opercolata in un melario (con distanziatore da 10 telaini) al di sopra del nido e dell’escludi-regina e rimettere favi nuovi nel nido insieme alla covata aperta ed alla regina. Così la famiglia conterrà la sciamatura e produrrà altra covata compatta quasi priva di miele (comportamento che comunque può variare un po’ in funzione del carattere della colonia e della stagione in cui si opera). La presenza dell’escludi-regina che dovrete lasciare fra il nido ed il melario contenente covata opercolata, favorirà la deposizione di una covata molto estesa ed il trasferimento della maggior parte del nettare nel melario. Così la famiglia inizierà a trasferire nettare su di un eventuale terzo melario, con distanziatore da 8 telaini, che verrà riempito in grande velocità al momento in cui la covata contenuta in 18 – 19 telaini da melario Dadant-Blatt inizierà a sfarfallare producendo una famiglia fortissima. Per favorire questo lavoro, nel momento in cui le importazioni di nettare cominceranno ad arrivare, potrete trasferire la covata completamente opercolata al 3° piano dell’alveare e mettere il melario da far riempire con il miele a contatto con il nido, ma sempre separato da questo con l’escludi-regina, eccezion fatta per quelle famiglie che lavorano molto basse per le quali la stecca superiore del telaio costituisce già una barriera tale da dissuadere la regina a covare nel melario anche se la famiglia è allevata su nido da produzione rapida.
Per seguire un’altra soluzione produttiva, in quelle famiglie che producono una covata estesa, si potrà utilizzare l’esubero di api e covata per equilibrare famiglie più deboli, o per produrre nuovi nuclei.
Con questo alveare e questo metodo potrete ottenere il massimo di quello che le vostre api, le fioriture ed il clima vi potranno dare durante il corso della stagione, grazie alla possibilità di aggiungere o sottrarre dei moduli (melari o nidi/melari con 10 telaini) a seconda della necessità; potrete contenere la sciamatura, avere famiglie fortissime, o potrete sfruttare famiglie che tendono a lavorare su altezze ridotte, perché grazie a questo particolare modello di alveare potrete adattare l’arnia al particolare carattere della colonia.
L’uso dell’escludi-regina è utile quando le quantità di nettare e melata sono abbondanti, ma nei momenti di difficoltà, come siccità prolungate, ritorni di freddo o piogge persistenti la famiglia tende a mettere quel poco che ha vicino alla covata e quindi tende ad intasare il nido di scorte, in quei casi l’escludi-regina va tolto.
In sintesi durante le forti importazioni di nettare e produzione di covata, partendo dal basso verso l’alto avrete un nido basso (18,5 cm), un escludi-regina, il melario alto 17 cm con distanziatore da 8 – 9 telaini, un altro escludi regina per svogliare le api a salire oltre, un secondo nido/melario alto 17 cm con distanziatore da 10 telaini dove mettere i favi con covata opercolata a sfarfallare. Gli escludi-regina si usano o no secondo il periodo dell’anno, le fioriture, ed il comportamento di regina e famiglia.
Ogni 9 – 10 giorni, quando si deve aumentare il numero di individui, i telai con covata opercolata vanno in alto e dopo altrettanti giorni quelli che stanno sfarfallando in alto ritornano nel nido per dare nuovo spazio di cova, mentre quelli che sono appena opercolati vanno al terzo piano. Quando inizia la produzione si può fermare questa procedura, o si può continuare ad attuarla a seconda di quanto cova la regina.
La differenza tra il nido Langstroth e quello dell’arnia rapida, visto che ambedue hanno telaino intercambiabile con quello nel melario, sta nel fatto che, utilizzando il metodo descritto, con l’arnia rapida avrete nel nido una maggiore percentuale di covata a scapito della corona di miele sulla testa del telaino (quando le fioriture saranno abbondanti e si utilizzerà l’escludi-regina). Questo incrementa la percentuale del numero di individui nella colonia, percentuale che può essere sfruttata in favore di maggiori produzioni di miele, polline, gelatina reale, ed eventuali pacchi d’api.
L’arnia rapida, rispetto alla Langstroth ed alla Dadant-Blatt, permette inoltre di invernare meglio la famiglia seguendo il principio che la casa piccola richiede un minimo di spese di riscaldamento, mentre la casa grande ne richiede molte, così l’arnia rapida riscalda meglio la colonia e permetterà di riprendere l’attività produttiva con maggiore precocità rispetto agli altri modelli di alveare
ARNIA DA PRODUZIONE RAPIDA
Questo nuovo modello di alveare è stato concepito come uno strumento di lavoro che si adatta alle esigenze della colonia e dell’apicoltore, permettendo di migliorare ed aumentare le produzioni mentre contiene la sciamatura.
Lo strumento è semplice, ma se correttamente usato è assai efficace per il raggiungimento degli obiettivi che ci saremo prefissati di ottenere, in quanto è adattabile alle esigenze che variano da colonia a colonia, perché le api non si sono evolute per milioni di anni in arnie razionali, ma in una quantità infinita di cavità naturali dalle svariate forme e proporzioni. La capacità di adattamento a tale varietà di vani naturali si riflette nel comportamento delle varie colonie, che su nidi standard generalmente manifestano due comportamenti opposti con infinite varianti intermedie fra i due casi limite di comportamento. Il primo è quello manifestato dalla famiglia che staziona eccessivamente nel nido e quindi ha difficoltà a salire nel melario per lasciarvi il suo prodotto; questo è il comportamento tipico della famiglia che manifesta la capacità di adattamento a cavità basse e pertanto si rifiuta di lavorare in verticale o comunque rallenta la sua ascesa ad altezze superiori ai 30 – 40 cm, impedendo il riempimento del melario. L’altro comportamento estremo è quello della famiglia e della regina che ha la tendenza a covare a tutto campo fino ad altezze di 50 – 60 cm, manifestando così l’antico adattamento genetico a cavità naturali ampie ed alte.
Ambedue questi estremi comportamentali, ed anche quelli intermedi, possono essere sfruttati al meglio per migliorare la produzione e contenere la sciamatura utilizzando un alveare suddiviso in piccoli moduli come è l'arnia da produzione rapida; infatti questo nido è realizzato per contenere i telaini da melario Dadant-Blatt (profondità del nido 18,5 – 19 cm), al di sopra dei quali possono essere aggiunti altri melari (h. 17 cm.) in funzione della forza e delle esigenze della colonia.
L’arnia può essere dotata di un fondo anti-varroa ed in aggiunta un diaframma da mettere sul fondo del nido per invernare le famiglie. Questo accessorio serve per conservare la temperatura durante il periodo invernale ed anticipare la deposizione a fine inverno.
COME UTILIZZARE L’ARNIA DA PRODUZIONE RAPIDA
All’inizio della primavera mettete la famiglia nel nido ed inserite l’escludi-regina sopra al quale posizionerete il melario, dopodiché rivisitate la famiglia dopo 10 giorni, osservate se ha ancora spazio su cui lavorare, magari rivedendo la disposizione dei telaini nel nido, cioè alternando quelli già lavorati a quelli che devono essere riempiti in base anche alla forza della famiglia. Nella stessa visita, o in una successiva (che avverrà mediamente dopo altri 10 giorni), osserverete che la famiglia grazie all’escludi-regina, avrà riempito il nido rapido di covata, trasportando quasi tutto il miele nel melario per lasciare spazio di cova alla regina (questo ovviamente avviene non appena le temperature esterne e le fioriture spingono la famiglia ad allargarsi e crescere). A questo punto avrete due possibilità di lavoro, che adotterete in funzione del carattere della famiglia e del tipo di fioritura sulla quale starete lavorando. Con il solo nido ed il melario, che grazie alla loro altezza ridotta saranno pieni in tempi brevi, sarete sempre pronti per raccogliere la prima fioritura disponibile, o comunque quelle che hanno un ciclo breve (es. robinia), che sfuggono spesso al raccolto. Così avrete sfruttato anche le potenzialità produttive delle famiglie che si rifiutano di lavorare in verticale, perché grazie a questo nido ed all’escludi-regina le api avranno riempito il melario per liberare il nido in modo da favorire il lavoro della regina.
Se in alternativa avrete famiglie che tendono a sciamare, o famiglie che produrrebbero una quantità di covata enorme, potrete in funzione della fioritura che avete a disposizione, contenere la sciamatura levando le celle reali ad ogni visita ogni 10 giorni e lasciandole sul nido rapido per raccogliere in velocità la fioritura in corso, oppure se avrete a disposizione ancora un po’ di giorni per preparare la famiglia ad una successiva fioritura importante, potrete trasferire i favi di covata opercolata in un melario (con distanziatore da 10 telaini) al di sopra del nido e dell’escludi-regina e rimettere favi nuovi nel nido insieme alla covata aperta ed alla regina. Così la famiglia conterrà la sciamatura e produrrà altra covata compatta quasi priva di miele (comportamento che comunque può variare un po’ in funzione del carattere della colonia e della stagione in cui si opera). La presenza dell’escludi-regina che dovrete lasciare fra il nido ed il melario contenente covata opercolata, favorirà la deposizione di una covata molto estesa ed il trasferimento della maggior parte del nettare nel melario. Così la famiglia inizierà a trasferire nettare su di un eventuale terzo melario, con distanziatore da 8 telaini, che verrà riempito in grande velocità al momento in cui la covata contenuta in 18 – 19 telaini da melario Dadant-Blatt inizierà a sfarfallare producendo una famiglia fortissima. Per favorire questo lavoro, nel momento in cui le importazioni di nettare cominceranno ad arrivare, potrete trasferire la covata completamente opercolata al 3° piano dell’alveare e mettere il melario da far riempire con il miele a contatto con il nido, ma sempre separato da questo con l’escludi-regina, eccezion fatta per quelle famiglie che lavorano molto basse per le quali la stecca superiore del telaio costituisce già una barriera tale da dissuadere la regina a covare nel melario anche se la famiglia è allevata su nido da produzione rapida.
Per seguire un’altra soluzione produttiva, in quelle famiglie che producono una covata estesa, si potrà utilizzare l’esubero di api e covata per equilibrare famiglie più deboli, o per produrre nuovi nuclei.
Con questo alveare e questo metodo potrete ottenere il massimo di quello che le vostre api, le fioriture ed il clima vi potranno dare durante il corso della stagione, grazie alla possibilità di aggiungere o sottrarre dei moduli (melari o nidi/melari con 10 telaini) a seconda della necessità; potrete contenere la sciamatura, avere famiglie fortissime, o potrete sfruttare famiglie che tendono a lavorare su altezze ridotte, perché grazie a questo particolare modello di alveare potrete adattare l’arnia al particolare carattere della colonia.
L’uso dell’escludi-regina è utile quando le quantità di nettare e melata sono abbondanti, ma nei momenti di difficoltà, come siccità prolungate, ritorni di freddo o piogge persistenti la famiglia tende a mettere quel poco che ha vicino alla covata e quindi tende ad intasare il nido di scorte, in quei casi l’escludi-regina va tolto.
In sintesi durante le forti importazioni di nettare e produzione di covata, partendo dal basso verso l’alto avrete un nido basso (18,5 cm), un escludi-regina, il melario alto 17 cm con distanziatore da 8 – 9 telaini, un altro escludi regina per svogliare le api a salire oltre, un secondo nido/melario alto 17 cm con distanziatore da 10 telaini dove mettere i favi con covata opercolata a sfarfallare. Gli escludi-regina si usano o no secondo il periodo dell’anno, le fioriture, ed il comportamento di regina e famiglia.
Ogni 9 – 10 giorni, quando si deve aumentare il numero di individui, i telai con covata opercolata vanno in alto e dopo altrettanti giorni quelli che stanno sfarfallando in alto ritornano nel nido per dare nuovo spazio di cova, mentre quelli che sono appena opercolati vanno al terzo piano. Quando inizia la produzione si può fermare questa procedura, o si può continuare ad attuarla a seconda di quanto cova la regina.
LOTTA ALLA VARROA
Lo stesso nido può essere sfruttato efficacemente anche per la lotta alla varroa durante il periodo estivo, infatti in tutti quei casi in cui la siccità estiva e la povertà di nettare e melata riporterà la famiglia nel nido, vedremo che in questo si svilupperà una quantità limitata di covata sulla quale si concentreranno la maggior parte delle varroe; a quel punto noi potremo sottrarre e distruggere quella covata, o effettuare un blocco di covata, facendo subito dopo gli ultimi sfarfallamenti un trattamento della colonia con acido lattico, od ossalico, o formico per eliminare i parassiti rimasti sulle api, così facendo avremo ripulito la colonia che sarà incentivata a covare nuovamente per riformare il glomere utile per le fioriture di fine stagione, e per l’invernamento della famiglia. Questo metodo di eliminazione dei parassiti è migliore del telaino trappola a fuco, che per ovvie ragioni deve essere utilizzato in primavera quando è il momento di maggiore importazione di nettare; tale pratica limita la raccolta perché disturba la famiglia nel suo momento di maggiore attività, inoltre le varroe in primavera saranno presenti anche sulla covata a femmina e sugli adulti, quindi con il telaino a fuco non si potrà avere una eliminazione completa dei parassiti dalla covata, invece con questo nido in estate potrete confinare la regina su un paio di telaini (grazie ad un diaframma di altezza adeguata), dopodiché sottrarrete alla famiglia quella covata non appena sarà opercolata e quando il resto del nido sarà privo di covata perché già sfarfallata in precedenza.
INVERNAMENTO
Concentrare un elevato numero di api in uno spazio ristretto e ricco di scorte permette una maggiore conservazione del calore, una diminuzione dei consumi di scorte, ed una rapida ripresa dell’attività a fine inverno, perché questa dipende dalla presenza di fioriture, ma anche dal rapporto fra numero di api e spazio da riempire, inoltre l’altezza ridotta del nido rapido permette una maggiore vicinanza del glomere di api all’uscita/ingresso dell’alveare (in inverno le api si spostano verso il margine inferiore della corona di miele del telaino), questa particolarità stimola le api ad uscire in anticipo rispetto ad altri modelli di nido, così l’attività di bottinamento delle api viene anticipata a fine inverno.
L’unica cosa che dovrete evitare è che le api abbiano un caldo eccessivo dovuto al glomere molto grande in rapporto al poco spazio; in quel caso ventilerebbero, consumerebbero molte scorte, ed invecchierebbero in anticipo. Tutto questo può essere evitato regolando l’apertura del diaframma posto sul fondo del nido.
Altra particolarità offerta dal nido rapido è costituita dall’altezza ridotta del telaino, il quale può essere estratto, ed appoggiato sdraiato in diagonale su degli spessori fra le stecche superiori dei telaini ed il coprifavo girato; in questo modo i telaini più esterni al glomere vengono sfruttati come dei pacchi di candito, parliamo delle scorte che a volte non vengono utilizzate per incapacità del glomere di spostarsi dentro al nido in laterale durante i mesi freddi. Se poi prima dell’invernamento sarà stato riempito di scorte il nido ed il 2° nido/melario, allora inverneremo la famiglia sul solo nido, metteremo il 2° nido/melario pieno fra tetto e coprifavo, così potremo nutrire con gradualità in inverno esclusivamente con miele, evitando totalmente le nutrizioni artificiali.
Per mettere il telaino sdraiato in diagonale sotto il coprifavo, è necessario che lo spessore del bordo del coprifavo non sia superiore a 1.5 cm, altrimenti le alette del telaino impedirebbero la chiusura del coprifavo girato sul nido.
Lo stesso nido può essere sfruttato efficacemente anche per la lotta alla varroa durante il periodo estivo, infatti in tutti quei casi in cui la siccità estiva e la povertà di nettare e melata riporterà la famiglia nel nido, vedremo che in questo si svilupperà una quantità limitata di covata sulla quale si concentreranno la maggior parte delle varroe; a quel punto noi potremo sottrarre e distruggere quella covata, o effettuare un blocco di covata, facendo subito dopo gli ultimi sfarfallamenti un trattamento della colonia con acido lattico, od ossalico, o formico per eliminare i parassiti rimasti sulle api, così facendo avremo ripulito la colonia che sarà incentivata a covare nuovamente per riformare il glomere utile per le fioriture di fine stagione, e per l’invernamento della famiglia. Questo metodo di eliminazione dei parassiti è migliore del telaino trappola a fuco, che per ovvie ragioni deve essere utilizzato in primavera quando è il momento di maggiore importazione di nettare; tale pratica limita la raccolta perché disturba la famiglia nel suo momento di maggiore attività, inoltre le varroe in primavera saranno presenti anche sulla covata a femmina e sugli adulti, quindi con il telaino a fuco non si potrà avere una eliminazione completa dei parassiti dalla covata, invece con questo nido in estate potrete confinare la regina su un paio di telaini (grazie ad un diaframma di altezza adeguata), dopodiché sottrarrete alla famiglia quella covata non appena sarà opercolata e quando il resto del nido sarà privo di covata perché già sfarfallata in precedenza.
INVERNAMENTO
Concentrare un elevato numero di api in uno spazio ristretto e ricco di scorte permette una maggiore conservazione del calore, una diminuzione dei consumi di scorte, ed una rapida ripresa dell’attività a fine inverno, perché questa dipende dalla presenza di fioriture, ma anche dal rapporto fra numero di api e spazio da riempire, inoltre l’altezza ridotta del nido rapido permette una maggiore vicinanza del glomere di api all’uscita/ingresso dell’alveare (in inverno le api si spostano verso il margine inferiore della corona di miele del telaino), questa particolarità stimola le api ad uscire in anticipo rispetto ad altri modelli di nido, così l’attività di bottinamento delle api viene anticipata a fine inverno.
L’unica cosa che dovrete evitare è che le api abbiano un caldo eccessivo dovuto al glomere molto grande in rapporto al poco spazio; in quel caso ventilerebbero, consumerebbero molte scorte, ed invecchierebbero in anticipo. Tutto questo può essere evitato regolando l’apertura del diaframma posto sul fondo del nido.
Altra particolarità offerta dal nido rapido è costituita dall’altezza ridotta del telaino, il quale può essere estratto, ed appoggiato sdraiato in diagonale su degli spessori fra le stecche superiori dei telaini ed il coprifavo girato; in questo modo i telaini più esterni al glomere vengono sfruttati come dei pacchi di candito, parliamo delle scorte che a volte non vengono utilizzate per incapacità del glomere di spostarsi dentro al nido in laterale durante i mesi freddi. Se poi prima dell’invernamento sarà stato riempito di scorte il nido ed il 2° nido/melario, allora inverneremo la famiglia sul solo nido, metteremo il 2° nido/melario pieno fra tetto e coprifavo, così potremo nutrire con gradualità in inverno esclusivamente con miele, evitando totalmente le nutrizioni artificiali.
Per mettere il telaino sdraiato in diagonale sotto il coprifavo, è necessario che lo spessore del bordo del coprifavo non sia superiore a 1.5 cm, altrimenti le alette del telaino impedirebbero la chiusura del coprifavo girato sul nido.